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CORONAVIRUS: GESTIONE DEGLI OPERATORI SANITARI CONTAGIATI

Qual è il ruolo del Medico Competente nella gestione del rischio di contagio da SARS-CoV-2?

Gli operatori sanitari, durante il periodo dell’emergenza Covid-19, sono stati la categoria di lavoratori maggiormente coinvolta, sia all’interno delle strutture pubbliche sia all’interno delle strutture private, quali ad esempio le RSA.

Al 01 giugno 2020, l’Istituto Superiore di Sanità stimava quasi 30000 operatori sanitari contagiati. Questo ha avuto ripercussioni non solo sulla salute degli stessi operatori, ma anche sul Sistema Sanitario, già afflitto da carenze di risorse umane. 

Per riprendere servizio dopo infezione confermata, il lavoratore deve essere completamente guarito: “Si definisce clinicamente guarito da COVID-19 un paziente che, dopo aver presentato manifestazioni cliniche (febbre, rinite, tosse, mal di gola, eventualmente dispnea e, nei casi più gravi, polmonite con insufficienza respiratoria) associate all’infezione virologicamente documentata da SARS-CoV-2, diventa asintomatico per risoluzione della sintomatologia clinica presentata. Il soggetto clinicamente guarito può risultare ancora positivo al test per la ricerca di SARS-CoV-2. Il paziente guarito è colui il quale risolve i sintomi dell’infezione da 2 COVID-19 e che risulta negativo in due test consecutivi, effettuati a distanza di 24 ore uno dall’altro, per la ricerca di SARS-CoV-2.” (definizione contenuta nella Circolare del Ministero della Salute del 28 febbraio 2020)

Il medico competente del settore sanitario può dover gestire diversi scenari:

Operatori sanitari con quadro clinico sospetto per Covid-19 a cui non sia stato effettuato tampone: si raccomanda di sottoporre ad almeno 1 tampone prima del rientro; in alternativa, solo in caso di quadro clinico lieve e di reale impossibilità ad eseguire il tampone, si può decidere di escludere dal lavoro fino ad almeno 3 giorni dalla guarigione clinica (scomparsa della sintomatologia senza farmaci) e almeno 10 giorni dall’inizio della sintomatologia.

Operatori sanitari con quadro clinico sospetto per Covid-19 risultati negativi al test diagnostico in corso di malattia: valutare l’opportunità di effettuare un secondo tampone di conferma dopo la risoluzione sintomatologica ai fini della riammissione in servizio.

Operatori sanitari asintomatici con tampone positivo: 2 tamponi rinofaringei negativi per SARS-CoV2 effettuati a distanza di 24 ore ai fini della riammissione in servizio, non prima di 7 giorni dal riscontro di positività.

Operatori sanitari sintomatici con tampone positivo: assenza di sintomatologia e 2 tamponi rinofaringei negativi per SARS-CoV2 effettuati a distanza di 24 ore ai fini della riammissione in servizio.

Al rientro al lavoro si raccomanda di adottare comportamenti massimamente protettivi per evitare nuovi contagi, quali ad esempio di indossare la mascherina chirurgica per tutta la durata del turno lavorativo almeno per 14 giorni dopo la scomparsa della sintomatologia e/o la negativizzazione del tampone

È necessario informare il lavoratore in merito all’auto-monitoraggio del proprio stato di salute e alla richiesta di rivalutazione al medico del lavoro in caso di ricomparsa di sintomatologia sospetta.

Come indicato nel Protocollo tra Governo e parti sociali (allegato al DPCM 26/04/2020, successivamente al DPCM 17/05/2020, infine al DPCM 11/06/2020), l’operatore sanitario contagiato dovrà essere sottoposto obbligatoriamente a visita medica al rientro al lavoro solo se sono trascorsi oltre 60 giorni di assenza, ai sensi del D.Lgs. 81/08 art 41, oppure in caso di ricovero ospedaliero per Coronavirus.

La Circolare del Ministero della Salute del 29/04/2020 sull’attività dei medici competenti nell’ambito dell’emergenza sanitaria, prevede la visita medica obbligatoria solamente per i lavoratori contagiati che sono stati sottoposti a ricovero ospedaliero.  

Gli operatori sanitari sono una categoria di lavoratori comunque esposti a rischio biologico specifico; la Direttiva UE 2020/739 ha classificato SARS-CoV‐2 come patogeno per l’uomo del gruppo di rischio 3 e pertanto l’operatore sanitario può richiedere una visita ai sensi dell’art. 41(comma 2, lettera c) per rischio biologico specifico, sia nel contesto del rientro al lavoro dopo Covid-19, sia per segnalare condizioni patologiche di “ipersuscettibilità” nei confronti dello stesso virus.

Nel settore sanitario il ruolo del medico competente è fondamentale sia nella valutazione e gestione del rischio specifico che nella formulazione e gestione dell’idoneità alla mansione specifica.

 Il medico competente deve porre particolare attenzione ai seguenti punti:

  • Rigoroso rispetto delle precauzioni standard di biosicurezza. In assenza di ottimali condizioni di sicurezza i soggetti fragili non devono essere adibiti ad attività assistenziale
  • Evitare attività a rischio molto alto di esposizione a COVID
  • Non svolgere attività a rischio alto di esposizione a Covid-19 (attività assistenziale diretta a pazienti COVID sospetti o confermati)
  • Valutare insieme al Servizio di Prevenzione e Protezione Aziendale le tipologie di DPI da adottare (in assenza di controindicazione all’uso degli stessi)
  • Gli operatori sanitari “fragili” devono indossare la mascherina chirurgica anche nelle pause di ristoro, rispettare rigorosamente il distanziamento sociale e devono evitare interazioni con soggetti che non indossano la mascherina.

I quadri clinici di presentazione del virus SARS CoV2 sono così classificati dall’ISS:

  • Asintomatici: Una persona trovata positiva al test perSARS-CoV-2 senza segni o sintomi apparenti di malattia.
  • Paucisintomatici: Una persona trovata positiva al test per SARS-CoV-2 con sintomi lievi (ad esempio malessere generale, lieve rialzo della temperatura corporea, stanchezza, ecc.).
  • Lievi: Una persona trovata positiva al test per SARS-CoV-2 con chiari segni e sintomi di malattia (malattia respiratoria) ma non abbastanza gravi da richiedere il ricovero ospedaliero.
  • Severi: Una persona trovata positiva al test per SARS-CoV-2 con chiari segni e sintomi di malattia (malattia respiratoria) abbastanza gravi da richiedere il ricovero ospedaliero.
  • Critici: Una persona risultata positiva al test per SARS-CoV-2 con chiari segni e sintomi di malattia (ad esempio, malattia respiratoria) e abbastanza gravi da richiedere il ricovero in Terapia Intensiva

Ai medici competenti si raccomanda, nella formulazione dei giudizi di:

  • Effettuare le valutazioni con l’ausilio degli specialisti di riferimento.
  • Attivare un’equipe multidisciplinare finalizzata al monitoraggio dell’operatore sanitario che rientra al lavoro dopo aver contratto il Covid-19.
  • Collaborare con il Servizio di Prevenzione e Protezione e con il responsabile diretto dell’operatore sanitario al fine di valutare l’attuazione delle possibili misure preventive.
  • Valutare l’idoneità al lavoro dopo 3/6 mesi.
  • Valutare eventuali condizioni post-infettive che si configurino in stati di cosiddetta “fragilità” che potrebbero richiedere anche come scelta limite l’allontanamento dal lavoro.

Il virus SARS-CoV-2 si presenta come patologia multiorgano che colpisce principalmente l’apparato respiratorio e cardiovascolare. Da non sottovalutare sono anche le ripercussioni sulla sfera psichica che possono comportare disturbi post-traumatici e depressione, soprattutto nei casi di lunghi ricoveri ospedalieri e di ricoveri in unità di terapia intensiva.

Il medico competente avvierà un’attività di monitoraggio nel tempo del lavoratore contagiato attraverso ambulatori specialistici di medicina del lavoro, che possono svolgere accertamenti di II livello in aiuto ai medici competenti che svolgono il proprio ruolo nelle aziende non sanitarie del territorio.  

Qui il documento da cui è tratto l’articolo.

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