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CODICE DI PREVENZIONE INCENDI: SISTEMI DI ESODO E PRESTAZIONI

Secondo il Codice di Prevenzione Incendi (Decreto del Ministero dell’Interno 3 agosto 2015) un idoneo sistema di esodo ha lo scopo di “assicurare che gli occupanti dell’attività possano raggiungere o permanere in un luogo sicuro, a prescindere dall’intervento dei Vigili del fuoco’”.

L’obiettivo di tale sistema è, quindi, la tutela della vita umana.

I nuovi dati disponibili sullo stato dell’arte hanno reso possibile la costruzione di un nuovo modello italiano per l’esodo. A soffermarsi sullo stato dell’arte e a offrire informazioni sul sistema d’esodo nel Codice di Prevenzione Incendi (CPI) è il documento “Progettazione della misura esodo. Focus sulla misura S.4 del Codice di prevenzione incendi”.

Il documento ha lo scopo di illustrare con metodi quantitativi i parametri per il dimensionamento delle geometrie dei sistemi d’esodo previsti nella soluzione conforme del Cap. S.4 del Codice, tenendo conto delle altre misure antincendio preventive, protettive e gestionali previste dal Codice stesso e di rappresentare anche alcune soluzioni alternative. Nelle attività progettate secondo il Codice l’obiettivo della sicurezza degli occupanti “è ottenuto attraverso l’applicazione di una serie di misure antincendio calibrate sul profilo di rischio dell’attività che insieme concorrono alla strategia di sicurezza antincendi. Il sistema d’esodo descritto nel Codice, al Cap. S.4, è solo una delle misure che concorrono alla garanzia della sicurezza della vita degli occupanti dell’attività oggetto di progettazione”.

Nel Cap. S.4 del CPI sono proposti due soli livelli di prestazione:

  • il primo prevede un sistema di esodo dinamico: gli occupanti devono abbandonare il luogo interno all’attività in cui si trovano per raggiungere un luogo sicuro;
  • il secondo prevede un sistema di esodo statico: la protezione degli occupanti si realizza negli stessi ambienti nei quali si trovano.

Nel documento si indica che la complessità progettuale delle soluzioni alternativeper l’esodo, il Cap. S.4 “impone al progettista l’impiego della metodologia ASET > RSET che tratta nel dettaglio i metodi prestazionali per la salvaguardia della vita umana dagli effetti dell’incendio”. 

  • ASET: nel rapporto tecnico ISO/TR 16738:2009, “si definisce ASET (available safe escape time) il tempo in cui permangono condizioni ambientali non incapacitanti per gli occupanti nell’attività. La tenibilità degli ambienti che ospitano gli occupanti dipende da innumerevoli parametri, ed in particolare dagli scenari d’incendio di progetto, dalle geometrie dell’edificio e dalle condizioni di ventilazione degli ambienti. In generale, non è possibile riferirsi ad un solo valore di ASET ma ad un intervallo di ASET per ciascuno scenario di incendio considerato per la progettazione dell’esodo”;
  • RSET: nel rapporto tecnico ISO/TR 16738:2009, “il tempo richiesto per l’esodo degli occupanti fino a luogo sicuro (required safe escape time). RSET è determinato come somma di alcuni tempi elementari che lo compongono (tempo di rivelazione, tempo di allarme generale, tempo di pre-evacuazione, tempo di movimento). Anche in questo caso non è possibile riferirsi ad un solo valore di RSET ma ad un intervallo di RSET per ciascuno scenario di incendio considerato per la progettazione dell’esodo”.  

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