Uno studio internazionale condotto da ricercatori Cnr-Isac e pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, conferma che mantenere il giusto grado di umidità e un adeguato ricambio d’aria evita la propagazione del virus negli ambienti al chiuso, specialmente dove il rischio è più alto, come ospedali e studi medici.
Il Covid-19 non si trasmette solo per contatto diretto ma può diffondersi attraverso l’aria tramite goccioline di saliva nebulizzata. Una persona infetta, attraverso la respirazione, la vocalizzazione, la tosse, gli starnuti, può emettere goccioline contenenti il SARS-CoV-2 ed infettare, così, chi gli sta vicino.
Lo studio pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health suggerisce opportune strategie di prevenzione e mitigazione del rischio di trasmissione aerea del virus. Oltre che in composizione, le particelle variano notevolmente in dimensioni ed è proprio da queste che dipende la relazione fra dose inalata e infettività. Il rischio di contrarre il virus è quindi maggiore in particolari ambienti indoor. Per questo motivo sono state emanate delle linee guida semplici e chiare per ospedali, studi medici, locali pubblici e altri ambienti simili. Risultati di laboratorio dimostrano come la trasmissione del virus, in ambienti privi di radiazione solare, sia favorita da condizioni secche e fredde.
Su tale base, all’interno di ambienti chiusi con luce solare diretta fredda, secca e con ventilazione insufficiente, è raccomandato innanzitutto di mantenere un’adeguata umidificazione dell’aria interna (40-60%), specialmente laddove ci si trovi in condizioni di temperature sotto i 20° C, l’utilizzo di purificatori d’aria, di un’adeguata ventilazione meccanica anche nei periodi invernali e la misura della concentrazione del biossido di carbonio (CO2) in aria, da mantenere sotto le 1000 ppm. I ricercatori sconsigliano invece l’utilizzo di nebulizzatori in alcune procedure mediche e di tipologie di disinfettanti per le pulizie come quelli al perossido di idrogeno. In assenza di queste precauzioni il rischio potrebbe permanere pur indossando la mascherina chirurgica.
Fonte: cnr.it