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CORONAVIRUS E SICUREZZA SUL LAVORO

Quali sono i principali aspetti di salute e sicurezza sul lavoro coinvolti nell’emergenza COVID-19?

Parlando di sicurezza sul lavoro il primo pensiero va sicuramente al personale sanitario. Sono più di mille gli operatori sanitari che sono stati contagiati e purtroppo ammonta già a varie decine il numero di coloro che sono rimasti vittima di questo virus. Proprio perché si tratta di una malattia che si può contrarre anche sul lavoro è inquadrabile come infortunio. Le mascherine chirurgiche sono, infatti, diventate un dispositivo di protezione individuale per tutti. Però mentre nei reparti di terapia intensiva i soggetti più importanti come i medici non potevano proteggersi a sufficienza, milioni di dispositivi venivano sprecati in comportamenti non funzionali al contenimento del contagio.

Quando tutto questo finirà, dovremo avere coscienza che oltre alle emergenze alle quali siamo sempre stati abituati (terremoti, incendi, ecc.) si potrebbero verificare scenari più vasti e catastrofici, globali.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, dichiarando la pandemia, ha definito il Coronavirus un rischio generico, applicabile all’intera popolazione, per questo è considerato anche un rischio “lavorativo” oltre che biologico. Dunque si è reso necessario adottare delle misure di prevenzione e protezione anche per gli ambienti di lavoro. Un lavoratore deve essere tutelato e messo al corrente delle norme adottate per contenere il contagio; deve essere informato dei rischi e deve essere dotato di tutti i dispositivi di protezione individuale specifici per l’ambiente in cui opera; deve essere sempre aggiornato sulla valutazione dei rischi e adeguatamente formato in modo tale da gestire una situazione di rischio. Tutto questo, e molto altro, è dettagliatamente descritto nel Protocollo condiviso tra governo e parti sociali, che definisce, appunto, le misure anti-contagio da applicare nelle imprese.

L’organizzazione aziendale dovrà farsi carico di vigilare sulla corretta attuazione dei protocolli adottati. L’Inail ha chiarito che l’infezione da Coronavirus è da considerarsi a tutti gli effetti un infortunio sul lavoro e può essere estesa oltre che agli operatori che operano nel comparto sanitario, anche a cicli produttivi diversi da quest’ultimo, confermando che si tratta a tutti gli effetti di un rischio lavorativo.

A causa del lockdown forzato, molte aziende, negozi, ristoranti, sono stati costretti a chiudere “costringendo” i lavoratori a lavorare, dove possibile, da casa. Oggi, infatti, sono milioni i lavoratori che hanno adottato lo Smart Working, seguendo le disposizioni aziendali. Questo, però, per molti di loro, comporta nuovi rischi legati all’utilizzo delle attrezzature, alla postura e più in generale all’adozione di modalità lavorative precedentemente sconosciute. È bene, quindi, mettere in atto valutazioni e tutele dettate dalla modifica all’organizzazione del lavoro anche in queste circostanze. Lo stato di apprensione, l’isolamento forzato dalle persone, l’incertezza per il futuro lavorativo hanno avuto ripercussioni sulle persone. Nell’ambito della valutazione dei rischi, non si potrà non considerare lo stress: i ritmi di lavoro che per alcune mansioni sono seriamente diminuiti, per altri hanno raggiunto livelli difficilissimi da sostenere.

Il mondo del lavoro, insomma, non era preparato adeguatamente a tutto questo e si è adattato alla situazione come meglio ha potuto e una volta che l’emergenza sarà finita, la considerazione circa la bassissima probabilità di un evento del genere, non sarà più ritenuta culturalmente accettabile.

Ora più che mai il bene e la sicurezza dei nostri clienti vengono prima di ogni cosa. Per questo STUDIOTRE offre assistenza e consulenza per gli adempimenti di legge relativi alla riapertura delle aziende in FASE2 a seguito dell’EMERGENZA CORONAVIRUS. 

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