La teoria del “formaggio svizzero” spiega perché le misure anti contagio, tutte insieme, potrebbero aver successo, indipendentemente da quali siano quelle adottate singolarmente in ogni regione. È l’insieme dei provvedimenti a fermare l’avanzata della pandemia: nessun intervento, da solo, è in grado di bloccare l’epidemia, perchéogni misura lascia dei “buchi” da cui passa il virus. Tanti interventi, invece, hanno maggiore possibilità di successo.

Il modello, introdotto per la prima volta da James Reason, paragona i sistemi umani a più fette di formaggio svizzero, allineate l’una accanto all’altra; per fermare la diffusione del virus SARS-CoV-2 occorre deviare la traiettoria dell’epidemia per portarla sotto controllo. Per fare ciò bisogna intervenire sulla riduzione del contatto (ad esempio, la chiusura delle scuole e i divieti di assembramento) e sulla riduzione della trasmissione (le misure igieniche).
La speranza del modello del “formaggio svizzero” è che quando si raggiunge una certa soglia di interventi (fette), si riduce la diffusione dell’epidemia. Se ogni famiglia, azienda, città attua più di due o tre azioni rigorose, si dovrebbe riuscire a fermare il contagio.
Nel caso specifico del Covid-19 bisogna conoscere il comportamento del patogeno e le caratteristiche del territorioin cui si diffonde il virus per poter regolare gli interventi da attuare, considerando la densità di popolazione del Paese o della Regione in cui si intendono mettere in atto. Importante, per fare ciò, è anche la tempisticadegli interventi, ma in ogni caso, più interventi si mettono in pratica, più le probabilità di riuscire nello scopo aumentano.
Fonte: Corriere salute