#LEPILLOLEDISTUDIOTRE
L’Italia si trova, in questi primi mesi del 2020, a vivere un momento di grande difficoltà a causa del diffondersi rapido e pericoloso del Coronavirus. La crisi che coinvolge tutta la nazione non si limita a investire il settore sanitario, ma si allarga a macchia d’olio abbracciando tutte le realtà. Oltre che stremare le capacità dei nostri ospedali e dei loro operatori, infatti, l’emergenza Covid-19 sta mettendo a dura prova la vita quotidiana di tutti, soprattutto dal punto di vista economico. L’industria alimentare, in questa situazione, può davvero considerarsi tra le poche a non dover fare i conti con perdite gravi, chiusure di attività e crisi di produzione.
L’agroalimentare, salvo poche eccezioni, continua a lavorare per garantire a tutti gli italiani scaffali di botteghe e supermercati sempre pieni. Di certo questo dato non sorprende, la produzione e il commercio di cibo non può subire blocchi e da questa consapevolezza è importante far scaturire una riflessione: l’agroalimentare è il traino dell’Italia (dati ISTAT Dicembre 2019) e che sia in corsa anche oggi, in mezzo ad una economia quasi ferma, è un segnale incoraggiante, è sintomo di movimento, di speranza, di rinascita.
I cittadini, allarmati da annunci di misure anti-contagio sempre più restrittive, hanno assaltato i supermercati e mandato in tilt i servizi di spesa online. Nonostante questa copiosa domanda, i punti vendita vengono costantemente riforniti grazie al lavoro di produttori, di trasportatori e di commessi che non si fermano davvero mai. L’industria alimentare perciò è sotto pressione ma vive ed è forte. L’unico freno a questo processo continuo di produzione-trasporto-vendita è rappresentato dalle limitazioni dei trasporti e dalle difficoltà con cui questi avvengono, soprattutto per quanto concerne le esportazioni, ambito nel quale probabilmente un calo è e sarà impossibile da evitare.
Un’altra faccia della medaglia, però, va considerata ed è la sicurezza dei lavoratori di questo settore, che non possono fermarsi ma che al tempo stesso sono costretti a grandi sforzi. Molti di loro sono genitori che necessitano di rimanere in casa ad occuparsi dei figli data la chiusura delle scuole, altri si sono fermati per isolamento volontario in seguito a contatti rischiosi avvenuti attraversando regioni e regioni, altri continuano a lavorare ma con misure di protezione insufficienti. Ancora, gli agricoltori ogni giorno lamentano una manodopera sempre calante per le raccolte e le semine, mentre trasportatori e distributori lavorano con orari incredibilmente pesanti. Una vera e propria corsa, contro il tempo e contro i numeri, ad un unico scopo: garantire l’essenziale nelle case di tutta Italia.
In risposta a questo momento delicato, il governo italiano ha promesso aiuti economici per le categorie in difficoltà e la speranza è che si trovino delle misure idonee per risollevare quei settori momentaneamente in stallo, per agevolare il ripristino delle attività lavorative ferme o costrette a diminuire il carico.
Intanto, i produttori italiani dell’intera filiera agroalimentare sono orgogliosi del lavoro che con fatica stanno compiendo, nonostante la paura e la preoccupazione per il futuro. E tutta l’Italia, d’altra parte, è grata a loro. L’auspicio è che il 2020 si chiuda con un trend positivo almeno quanto il 2019, nonostante questi primi tre mesi infelici. Dopotutto, passata l’emergenza, si potrà ricominciare a contare anche sull’esportazione del Made in Italy e probabilmente il nostro sistema agroalimentare sarà, ancora una volta, il volano che ci permetterà di rialzarci ed eccellere. L’Italia ce la farà.
Ricordiamo che la regola principale per rimanere lontani dal Coronavirus e per proteggere gli altri è restare a casa. Concedersi di uscire e correre rischi solo per vere necessità di lavoro o di sussistenza, rispettando comunque le distanze di sicurezza da altre persone.
#iorestoacasa
E’ possibile leggere l’articolo a cura di Marco Gagliano e Daniela Forte su occhioallasicurezza.it