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LO SMART WORKING AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

Purtroppo l’Italia, in questo periodo, sta affrontando l’emergenza sanitaria relativa all’epidemia da Coronavirus. Molte sono state le attività commerciali, di ristorazione e di servizio per la persona costrette a chiudere, come imposto dal DPCM 11 Marzo 2020 ma, oltre queste, anche molte aziende hanno deciso di chiudere dando, però, la possibilità ai propri impiegati di lavorare da casa. Hanno optato, quindi, per l’utilizzo del cosiddetto smart working (o lavoro agile).

Restando fedele al decreto #iorestoacasa, lo smart working, che fino a poco tempo fa era poco diffuso in Italia, porta benefici sia alla salute sia alle attività lavorative che devono comunque andare avanti. Per il Ministero del Lavoro si tratta di un modello organizzativo, di una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività.

Questa modalità di lavoro è promossa fortemente come misura di contrasto e contenimento del virus Covid-19.

Il DPCM del 9 Marzo 2020, che ha esteso le misure di protezione a tutto il territorio italiano, all’art. 1 conferma chela modalità di lavoro agile disciplinata dagli articoli da 18 a 23 della legge 22 maggio 2017, n. 81, può essere applicata, per la durata dello stato di emergenza di cui alla deliberazione del Consiglio dei Ministri 31 gennaio 2020, dai datori di lavoro a ogni rapporto di lavoro subordinato, nel rispetto dei principi dettati dalle menzionate disposizioni, anche in assenza degli accordi individuali ivi previsti; gli obblighi di informativa di cui all’art. 22 della legge 22 maggio 2017, n. 81, sono assolti in via telematica anche ricorrendo alla documentazione resa disponibile sul sito dell’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro.

Relativamente alla sicurezza nei luoghi di lavoro, anche per il lavoro agile è previsto il rispetto del D.Lgs. 81/08, fornendo un’adeguata formazione e aggiornamento quinquennale ai lavoratori.

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