A causa del Coronavirus molti datori di lavoro hanno adottato il cosiddetto smartworking, dando la possibilità ai lavoratori di lavorare da casa. In questo modo, anche le riunioni aziendali, molto spesso, avvengono tramite software e app per videoconferenze come Skype o Zoom.
La tecnologia ci aiuta a rimanere connessi ma è sempre trasparente?
La tecnologia di videoconferenza deve essere trasparente. Gli utenti, infatti, devono sapere come verranno elaborati i loro dati personali. Prima di iniziare una riunione, occorre attivare le funzioni di privacy e sicurezza che possono includere la limitazione dell’accesso alle riunioni tramite password, il controllo del momento in cui le persone possono partecipare alla riunione o il controllo degli utenti autorizzati a condividere i propri schermi. Se, durante la videochiamata, arrivano link o allegati “sospetti” nella finestra della chat non bisogna aprirli: potrebbe trattarsi di attacchi di phishing (ovvero una truffa informatica attraverso la quale si cerca di estrapolare informazioni personali, dati finanziari o codici di accesso, fingendosi un ente affidabile in una comunicazione digitale).
Una delle misure di sicurezza più efficaci è quella di mantenere il software sempre aggiornato. Se si utilizza un’app di videoconferenza, anche questa deve essere aggiornata applicando regolarmente tutti gli aggiornamenti software disponibili. Se si accede a un servizio di videoconferenza tramite un browser Web, bisogna assicurarsi che anche questo sia aggiornato.
Nel caso si decidesse di installare e utilizzare un’app di videoconferenza occorre, prima, leggere attentamente i termini e le condizioni del servizio; eventualmente confrontarla con altre app e poi valutare bene prima di scegliere quale scaricare.