Il 22 aprile ricorre la 51ma Giornata Mondiale della Terra, istituita nel 1970 dalle Nazioni Unite per celebrare l’ambiente e la salvaguardia del pianeta. Nel corso degli anni la partecipazione internazionale all’Earth Day è cresciuta, superando oltre il miliardo di persone in tutto il mondo.
Secondo il Food Waste Index Report 2021 pubblicato dall’Onu, la quantità maggiore di spreco alimentare avviene nelle abitazioni private: circa l’11% di tutto il cibo acquistato, viene buttato.
L’impatto ambientale di questo fenomeno è importante: si stima che le emissioni associate agli sprechi alimentari rappresentino dall’8% al 10% del totale dei gas serra. I consumi alimentari hanno un impatto ambientale elevato o molto elevato. In particolare, carne, olio di palma, frutta e verdura di importazione, pesce non di stagione e mais ogm sono percepiti come alimenti ad alto impatto ambientale, mentre frutta e pesce di stagione, legumi, cereali e soia sono considerati poco impattanti.
Uno studio Doxa conferma che durante il periodo di emergenza, quasi il 38% dei consumatori hanno aumentato la loro attenzione verso lo spreco di prodotti alimentari.
I consumatori fanno la spesa evitando gli sprechi e acquistando solo ciò che si consuma; cucinano ricette di recupero per consumare i cibi in scadenza; minimizzano l’impatto ambientale scegliendo alimenti non imballati (es. frutta e verdura sfusa, acqua del rubinetto, ecc.).
È, invece, ancora poco frequente l’acquisto di cibi sostenibili. Infine, quasi mai si mettono in pratica abitudini come regalare gli alimenti che altrimenti andrebbero buttati, usare gli scarti per cucinare o ancora utilizzare app di recupero come Too Good To Go, il cui slogan è proprio “Salva il cibo, aiuta il pianeta”.
Lo studio focalizza l’attenzione su cosa impedisce ai consumatori di diventare 100% green in fatto di cibo. Per il 48% degli intervistati si tratta di un problema di reperimento, cioè i prodotti a basso impatto ambientale sono difficili da trovare; il 42% invece ne fa un problema economico, sostenendo che il prezzo degli alimenti sostenibili sia troppo alto; infine per il 22% è un problema pratico perché non trovano abbastanza tempo da dedicare alla spesa e quindi alla scelta accurata dei prodotti.
Per quanto riguarda i consumi fuori casa, invece, il 77% degli intervistati sceglierà un ristorante in base alla sostenibilità alimentare e all’attenzione a particolari regimi alimentari; il 27% sarà più propenso a chiedere una doggy bag, cioè un contenitore che permetta di portare a casa gli avanzi del pasto al ristorante.