Le microplastiche sono piccole particelle di plastica che inquinano i mari e gli oceani. I danni più gravi si registrano soprattutto negli habitat marini ed acquatici poiché la plastica può essere ingerita e accumulata nel corpo e nei tessuti di molti organismi marini.
In ambiente marino, infatti, la plastica è presente in moltissime forme: sacchetti, bottiglie, materiale da imballaggio, rivestimenti da costruzione, recipienti, polistirolo, attrezzi per la pesca. È stato quantificato, però, che i rifiuti plastici provenienti da terra costituiscono circa l’80% di tutti i detriti plastici che si trovano nell’ambiente.
Una volta in mare queste sostanze vengono ingerite da plancton, invertebrati, pesci, gabbiani, squali e balene, arrivando addirittura a modificare la catena alimentare. Il Mar Mediterraneo è uno dei mari più inquinati al mondo con oltre il 7% delle microplastiche.
Il problema della plastica nei mari e negli oceani è tra le sei emergenze ambientali più gravi: se non si interviene subito, entro il 2050 ci sarà più plastica che pesce nei nostri mari.
Circa il 15-20% delle specie marine che finiscono sulle nostre tavole, secondo l’Ispra, contengono microplastiche.
Gli inquinanti rilasciati dalle microplastiche possono essere ingeriti e finire nel nostro organismo, interferendo con il sistema endocrino fino a produrre alterazioni genetiche.
La loro pericolosità per la salute dell’uomo e dell’ambiente è dimostrata da diversi studi scientifici. Un primo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Bayreuth, in Germania, è relativo a quattro tipi di cozze più consumati nel mondo, risultati tutti contaminati.
Nel dettaglio sono stati individuati nove diversi tipi di microplastiche, le più comuni delle quali erano il polietilene tereftalato (Pet) e il polipropilene (PP): in media, un grammo di polpa di cozze contiene tra 0,13 e 2,45 microparticelle. I campioni sono stati analizzati attraverso una tecnica spettrometrica combinata con un algoritmo in grado di elaborare l’enorme quantità di numeri raccolti: questo può costituire un metodo standard anche per il futuro, per giungere a misurazioni tutte confrontabili, in qualunque parte del mondo si decida di effettuarle.
In un secondo studio, condotto dai ricercatori del California State Water Resources Control Board, è stata rilevata la presenza di microplastiche nell’acqua potabile della California e di New York, anche se i dati dei diversi stati sono risultati disomogenei e difficilmente confrontabili.
Le microplastiche, dunque, sono presenti praticamente ovunque, non solo nel cibo e nelle acque. Occorre prestare attenzione a ciò che consumiamo e ai prodotti che utilizziamo.