Le tossinfezioni alimentari possono essere causate dall’infezione con microorganismi patogeni che colonizzano le mucose intestinali oppure dall’ingestione di alimenti contaminati da questi microorganismi. Oltre alle tossine di origine biologica, possono causare contaminazioni del cibo anche sostanze chimiche ad azione velenosa, come ad esempio i pesticidi utilizzati in agricoltura. Per evitare questo genere di problemi, la distribuzione di queste sostanze è strettamente regolamentata.
Esistono poi categorie di alimenti naturalmente tossici, come ad esempio i funghi velenosi o alcune specie di frutti di mare.
La contaminazione dei cibi può avvenire in molti modi: alcuni microrganismi sono presenti negli intestini di animali sani e vengono in contatto con le loro carni, trasmettendosi poi a chi le mangia, durante la macellazione; frutta e verdura possono contaminarsi se lavate o irrigate con acqua contaminata; la salmonella può contaminare le uova dopo aver infettato il sistema ovarico delle galline. Le infezioni possono essere trasmesse al cibo, da parte degli operatori, anche durante la fase di manipolazione e preparazione degli alimenti, sia per contatto con le mani che con gli strumenti della cucina, utilizzati ad esempio nella preparazione di diversi alimenti e non disinfettati a dovere.
I sintomi relativi alla tossinfezione alimentare, di solito, iniziano da poche ore fino a uno o due giorni dopo aver mangiato l’alimento contaminato; i più comuni sono:
- nausea
- vomito
- diarrea
- crampi allo stomaco e dolore addominale
- debolezza
- perdita di appetito
- febbre
- dolori muscolari
- brividi
La diagnosi di una tossinfezione è possibile solo attraverso test di laboratorio che identificano l’agente patogeno. Tuttavia, in molti casi, una diagnosi non viene effettuata perché non c’è una denuncia alle autorità sanitarie dell’infezione.
Inoltre, uno dei problemi in termini di gestione delle tossinfezioni alimentari è chiarire l’origine della malattia, soprattutto quando questa si trasforma in epidemia. Dato che molti microrganismi patogeni possono diffondersi anche attraverso canali diversi dal cibo (ad esempio attraverso l’acqua, l’aria o per contatto diretto), non sempre è facile per le autorità identificare la fonte dell’infezione e intervenire.
La gravità della malattia dipende dalle caratteristiche di virulenza del ceppo infettante, dall’’età e condizioni generali del paziente e dalla dose infettante. Il tempo d’incubazione di circa 3 / 4 giorni, può variare tra i 2 e gli 8 giorni.
Occorre contattare il medico in presenza di febbre oltre 38.5°C, vomito che perdura e non consente l’assunzione di liquidi, segnali di grave disidratazione, come confusione, battito cardiaco accelerato, occhi infossati e urina ridotta o assente, disturbi neurologici, come mal di testa, rigidità cervicale, confusione, perdita dell’equilibrio e vertigini, convulsioni oltre che febbre e dolori muscolari.
Le categorie di persone più a rischio sono individui con più di 65 anni, bambini al di sotto dei 5 anni, individui con sistema immunitario indebolito, persone che fanno uso di farmaci antiacidi o che hanno subito trattamenti di chemioterapia o radioterapia, donne in gravidanza.
Fonte: epicentro.iss.it