I lavoratori esposti al caldo subiscono uno stress termico che può incidere sulla loro salute, comfort e sulle loro prestazioni. Questo può causare una serie di conseguenze pericolose per la salute e a volte, quando il clima diventa molto caldo, anche la morte, soprattutto tra i soggetti più vulnerabili.
È importante soffermarsi sulla valutazione dello stress termico di quei lavoratori che indossano abbigliamento protettivo ad alto isolamento rispetto all’ambiente esterno (ad esempio per protezione da agenti batteriologici, chimici, calore, polveri, …) e per i quali non sono applicabili gli standard internazionali.
Riguardo al rischio termico un fattore discriminate è l’abitudine al calore; è infatti stato spesso riscontrato come i maggiori problemi interessino coloro che non sono abituati né fisicamente, né psicologicamente ad affrontare il caldo. Spesso questo tipo di rischio viene sottovalutato in quanto percepito minore di quello reale.
Tra i lavoratori a rischio ci sono anche i gruppi di pronto intervento che indossano abbigliamento protettivo come sanitari, vigili del fuoco, militari. E condizioni di alto rischio possono verificarsi, ad esempio, anche nell’industria siderurgica, in quella della panificazione, in quella automobilistica, dell’estrazione del petrolio, a bordo di imbarcazioni e navi.
Esistono due metodi definiti a livello internazionale e recepiti anche in Italia per l’accertamento dei rischi connessi con lo stress termico da caldo a partire dalla caratterizzazione dell’ambiente termico:
- il metodo basato sull’indice WBGT (Wet Bulb Globe Temperature) e illustrato nella norma tecnica UNI EN ISO 7243:2017;
- il metodo denominato PHS (Predicted Heat Strain), basato sui descrittori T (temperatura rettale) e D (quantità di liquidi perduti durante l’esposizione) e illustrato nella norma tecnica UNI EN ISO 7933:2005.
A livello internazionale e nazionale rimane a disposizione la norma UNI EN ISO 9886:2004, dal titolo “Valutazione degli effetti termici mediante misurazioni fisiologiche” che propone diversi metodi per l’accertamento, ma solo quello che si basa sulla valutazione della frequenza cardiaca è attuabile senza ricorrere a tecniche invasive per l’addetto.
Quando la protezione dei lavoratori da alcuni rischi richiede di indossare un abbigliamento speciale, protettivo sui meccanismi di termoregolazione, bisogna adottare tre diversi criteri:
- Valutare l’esposizione mediante i metodi WBGT o PHS;
- Esaminare l’esposizione mediante la misurazione di parametri fisiologici (di fatto la frequenza cardiaca) secondo la norma UNI EN ISO 9886:2004;
- Stimare la temperatura interna (tcr) mediante un algoritmo proprietario, attualmente testato per gruppi speciali di lavoratori (militari) in condizioni di stress termico molto eterogenee e oggi disponibile in alcuni dispositivi commerciali per il monitoraggio dei parametri fisici e fisiologici personali.
È quindi fondamentale esaminare i casi maggiormente critici di esposizione allo stress termico da caldo come, ad esempio, gli addetti al pronto intervento quali l’esercito, i vigili del fuoco, i sanitari e i vigili del fuoco, per prevenire gravi patologie se non addirittura il decesso.